Un prodotto non è solo una merce.
In particolare quando si tratta di artigianato, gli oggetti racchiudono e trasmettono tradizioni culturali, abilità, linguaggi quotidiani.Ogni volta è in gioco un delicato equilibrio di gusti tra chi produce, spesso in territori marginali, e chi compra e consuma, ed è sempre in cerca di novità.
Come preservare culture e saperi e, insieme, innovare?
Il commercio equo e solidale ha raccolto la sfida: materie prime di qualità e biologiche, design, packaging, tutto è curato in un dialogo costante e paritario con i produttori.
La salvaguardia della biodiversità, che è ormai un valore riconosciuto per l’ecosistema, riguarda anche le culture. È uno dei valori in più del commercio equo.
Ed è trendy.
Non solo coloniali
I primi prodotti equi, commercializzati alla fine degli anni Ottanta, erano soprattutto alimentari e fra questi i più diffusi erano i cosiddetti “coloniali”: caffè, tè, cacao.
Ma poi l’offerta si è molto ampliata, oggi va dalle banane all’olio, dai succhi di frutta alla pasticceria, dal riso alla birra al vino: nelle botteghe si può ormai fare la spesa settimanale, tanto più che moltissimi prodotti sono biologici.
Il fair trade ha anticipato anche la valorizzazione di prodotti alimentari “nuovi” che poi sono diventati di moda: è il caso della quinoa, dell’amaranto, della stevia, del guaranà.